Laura Pausini
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Milano, San Siro 4 giugno 2016

Un saluto al volo ai giornalisti prima di cominciare, tesa e commossa il giusto, un abbraccio che non manca mai, un po’ come “un bacio in fronte e dopo sulle labbra” della canzone che apre il concerto: “la meraviglia di essere simili, la tenerezza di essere simili, la protezione tra esseri simili” ma soprattutto “la commozione per essere simili” che attraversa tutto lo stadio. In migliaia affollano San Siro (chi c’era nel 2007? è la prima domanda) e arrivano da tutto il mondo. Tributi in tutte le lingue e una Tristeza cantata in portoghese commuove la comunità brasiliana che affolla lo stadio (compresa la mia finalmente non solo più virtuale amica Carolina Leal).

Ballerini, coristi e musicisti disegnano le scene di uno spettacolo internazionale che attraversa 20 anni di musica. La neve, un’altalena (che mi ricorda un Natale con Laura al Forum), un quadro di Magritte in sottofondo, e arriva Sono solo nuvole, rarefatta e profonda. Celeste e E’ a lei che devo l’amore commuovono il pubblico insieme alla voce di Paola e a un suggestivo quadro familiare.

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Con Laura non è mai troppo. Stay hungry, stay Pausini mi verrebbe da dire, quando brandisce quei microfoni con la stessa grinta di 20 anni fa. Strani amori, Sanremo e l’esortazione a “spaccare i culi” perché la vita va presa e vissuta, non subita. Cori, luci e commozione. Consolle, musica dance e coriandoli.

Lo show pulsa in ogni canzone, abiti e microfoni cromaticamente abbinati, compresi. Laura è una forza della natura e conquista lo stadio con la voce e gli effetti speciali. Del resto, noi sappiamo cosa può fare una donna innamorata della vita come lei…

 

PaolaGallo©


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