LIGABUE Made in Italy
#RecensioneFunky

Milano, 17 novembre 2016

luciano-ligabue_made-in-italy_cover_bBuonanotte all’Italia era probabilmente la prefazione, Made in Italy lo sviluppo. Un concept album che racconta un personaggio riflesso nell’anima di Ligabue e che si trova, a metà del viaggio, a fare i conti con un futuro che non cambia mai e lascia sempre la stessa rabbia e la stessa desolazione, un paese dove c’è sempre “un altro che promette più figa e meno tasse e i panni sporchi ad incrostare al sole” (Mi chiamano tutti Riko). “Il rock’n’roll puzzava di rivoluzione sapeva di aspettative in un paese che era tutto da rifare ma si voleva rifare”. La vita facile apre la storia ed è una delle canzoni che meglio racchiude il pensiero di questo disco. I sogni rimasti disattesi “magari li ritwittiamo” un po’ come i like su cui ti lasciano contare in G come Giungla. Forse l’oppio dei popoli oggi è proprio la realtà virtuale che distrae, ma non può essere davvero la risposta ai nostri bisogni. La tensione letteraria di Ligabue si serve in queste nuove canzoni anche di espressioni forti, come a volerne aumentare l’efficacia. Eppure in questo viaggio fatto di navi che affondano e promesse consumate, c’è sempre una mano che protegge la fiamma della candela e le permette di illuminarci il cuore. “Si trova sempre una ragione per brindare…si trova sempre una ragione per restare “. Ho fatto in tempo ad avere un futuro  (che non fosse soltanto per me). E come in tutti i concept che si rispettino ci sono dei passaggi molto intensi fatti di canzoni “piccole” ma  fondamentali per il racconto: Meno male, Quasi Uscito e Apperò (finita l’intervista era già tutto a posto pronto per il prossimo”). Il racconto finisce bene, in fondo Luciano sa che sono i sogni (e le speranze) a dare forma al mondo. Un’altra realtà, complice il coro dei bambini della scuola di musica Cepam di Correggio, è pronta a svelare una felicità che parte da dentro e “si vedrà certo che si vedrà”.  Made in Italy è un disco che non fa sconti sui vizi ormai letali del nostro paese. E’ spietato e lucido nel guardare i bisogni, i dolori, le strade sbagliate, i passi fragili degli antieroi. E’ un disco coerente che non nasconde i lividi e che non consola. Quel rock che creava aspettative in fondo ci ha salvato la vita e la speranza sta tutta lì, in quel giro di note che leniscono la rabbia.

(photo di Jarno Iotti)

Paola Gallo

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