CHIARA CIVELLO Eclipse
Tra cinema e pasta con le zucchine

Milano, 30 marzo 2017

Disco cinematico, di ombre, ma anche di grandi luci. Lontano dalla morsa del jazz, libero e coraggioso. Eclipse di Chiara Civello vola insieme alla sua raffinata interprete, che ha collaborato con grandissimi artisti internazionali senza trovare ancora una fama  appropriata nel paese che le ha dato i natali. Niente di nuovo, direte, ma un trend scomodo che la Civello ha giustamente voluto intercettare bussando alla porta di autori di primo livello (Francesco Bianconi dei Baustelle, Pippo Kaballà, Cristina Donà, Diego Mancino, Dimartino e Diana Tejera) e di un produttore, Marc Collin (from Nouvelle Vague),  che le ha mostrato possibilità musicali che lei stessa non immaginava di poter percorrere così liberamente. Un amore smisurato per il cinema supportato anche dalla scelta delle cover: una versione intima  di Amore, amore, amore, scritta da Alberto Sordi e Piero Piccioni; Quello che conta, interpretata da Luigi Tenco e scritta da Ennio Morricone e Luciano Salce per il film La Cuccagna, Eclisse Twist,  celebrazione del cinema di Michelangelo Antonioni, che scrisse la canzone con Giovanni Fusco per affidarla alla voce di Mina. E a proposito della superstar di Lugano, c’è anche una versione decisamente originale del superclassico Parole parole, fatta forse per la prima volta senza l’ausilio di una voce maschile. Le familiari atmosfere brasiliane affiorano in tutto l’album, ma sono due le canzoni che Chiara dedica al suo mondo musicale d’elezione: Sambarilove, scritta a quattro mani con Rubinho Jacobina (che duetta con Chiara), e Um Dia, firmata con l’eclettico chitarrista brasiliano Pedro Sà.

<<Con questo nuovo album – spiega la Civello – volevo rafforzare il mio status  di interprete ma dare un altro tipo di accezione alla canzone. Desideravo che l’ascoltatore potesse avere un approccio al disco come alla scena di un film: luce, controluce, penombra, l’atmosfera della canzone che non è solo armonia, melodia e testo, ma anche  la storia che racconta e il clima in cui ti introduce. Canzoni da giorno e da notte, da vento e da sole . Io vado pazza ad esempio per le musiche dei film di Cassavetes ed era quella l’atmosfera che volevo ricreare e sono riuscita a farlo grazie al visionario apporto di Marc Collin. Lui mi ha convinto che avrei potuto allontanarmi dalla mia solita formazione classica e osare musicalmente destrutturando le canzoni. Mi ha aperto gli occhi suggerendomi sperimentazioni anche con gli strumenti>>

Hai avuto un approccio rivoluzionario quindi… <<Meno fai e più sei come dice anche Chiara Gamberale nel suo ultimo bellissimo libro. Non ho strafatto, sono solo stata vicina a come sentivo le cose e paradossalmente è stato un disco molto facile da fare. Io avevo scritto queste canzoni registrando le demo da sola con la chitarra. Le ho spedite a Marc e lui mi ha telefonato immediatamente dicendomi che avrei dovuto raggiungerlo per registrarle>>

Perchè proprio Marc Collin? <<Dovendomi recare  a Parigi ad aprire il concerto di Gilberto Gil e Caetano Veloso e amando viaggiare con i  suggerimenti degli amici, mi sono fatta dare qualche numero di telefono e ne ho approfittato per chiedere anche quello di Marc che è amico di amici produttori di New York. L’ho invitato al concerto, siamo usciti a pranzo, gli ho regalato il mio disco Canzoni e lui mi ha detto che voleva sentire le cose che scrivevo io. Così ho fatto e il resto è…Eclipse con tutti i rischi che ci siamo presi>>

Hai incontrato per la scrittura dei testi diversi autori, rimanendo però te stessa. E’ raro ad esempio che Mancino non cannibalizzi i suoi interpreti o che Dimartino sia così privo d’ombre…<<Volevo innanzitutto fare nuove collaborazioni in Italia dopo quella straordinaria con Pino Daniele, visto che ne ho fatte tantissime con artisti internazionali. Sono arrivata a casa di Dimartino e la prima cosa che mi ha chiesto è se avessi fame. Ha preparato una pasta con le zucchine e le noci. Perchè mentre Mancino stappa il Prosecco, Dimartino cucina pasta biologica…Mi sono seduta alla tastiera e prima di scolare la pasta la canzone Cuore in tasca era già pronta, praticamente senza parlare. Dopo pranzo caffè e camminata hanno generato frasi del testo. Nel pomeriggio avevamo il succo della strofa e i ritornelli e poi ci siamo confrontati sul resto>>

Pensi che questo potrebbe finalmente essere il disco che ti “porta” in Italia? <<Secondo me sì. Se il disco precedente Canzoni mi ha tolto la definizione di “espatriata” o di “ugola in fuga” spiegando che non snobbavo ma anzi omaggiavo il repertorio italiano, questo è il disco che sicuramente mi fa avvicinare all’Italia, perchè è scritto con artisti italiani del momento, poeti e artisti veri. Come Cristina Donà con la quale è stata una collaborazione epistolare senza mai incontrarci. Abbiamo scritto un inno alla non appartenenza To be wild, essere quel che si è a prescindere>>.

Paola Gallo

 

 

 

 

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