19.04.2017 TOP&FLOP di Laura Valente
Il meglio e il peggio della settimana

Milano, 19 aprile 2017

“NON SERVE AVERE UN’OPINIONE SU TUTTO, SERVE FAR QUALCOSA SU CUI TUTTI ABBIANO UN’OPINIONE”
Parole sante, sebbene io stia facendo proprio l’opposto di quello che serve, secondo la visione de LO STATO SOCIALE, band bolognese in attività da svariati anni, ma che con quest’ultimo lavoro, AMORE, LAVORO E ALTRI MITI DA SFATARE, ha davvero centrato il bersaglio della comunicazione utile, tanto da smuovere opinioni!
Si esibiranno sabato sera al Forum di Assago, e questo senza essere passati da Sanremo o da un talent.
Sarebbe già un notizione, di questi tempi!
Ma la vera notizia, secondo me, è che la loro musica è fresca e galvanizzante come una rivoluzione inaspettata e i loro testi sono intelligenti e spietati come solo la sana gioventù sa essere.
Canzoni che sono un manifesto del pensiero e dei sentimenti di una generazione che spesso sa discernere con grande chiarezza nella giungla delle proposte tecnologiche, usandole e non facendosi usare, come erroneamente noi “grandi” diamo invece per scontato.
Canzoni imperdibili, come ad esempio Buona sfortuna, Mai stati meglio, Vorrei essere una canzone e Nasci Rockstar, muori giudice ad un talent show.
Il loro non è sicuramente il “bel canto”, ma è comunicazione efficacissima, quindi se è vero che la musica è comunicazione emotiva, il loro canto è perfetto: QUESTO PAESE HA BISOGNO DI SILENZIO E IO DI CERTO NON LO STO AIUTANDO QUESTO PAESE HA BISOGNO DI SILENZIO SOLO DOPO LA MUSICA AVRA’ DI NUOVO UN SENSO RESTANO FORSE I LIBRI, I CONCERTI, LE LOTTE DI STRADA, L’AMORE, I LUOGHI IN CUI DAVVERO SEI SOLO, IN CUI DAVVERO SEI CON QUALCUNO. IL RESTO E’ INFERNO A FUOCO LENTO… TOP TOP TOP e chapeau!!!!!

Per il FLOP, considerato cosa sta succedendo in Turchia in questi giorni, mi limito a condividere con voi alcuni versi di Asli Erdogan, scrittrice e attivista turca per i diritti umani, perseguitata nel suo paese per la sua attitudine alla libertà. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti all’estero e i suoi libri sono stati tradotti in oltre dieci lingue.
Con l’uomo che sta portando la Turchia verso il baratro, lei ha in comune soltanto il cognome.
“…Nelle mie prime notti a Ginevra, mi faceva sussultare vedere ragazzine di tredici-quattordici anni girare abbracciate ai propri innamorati nelle strade, nelle discoteche, nei bar, ballando, baciandosi, lanciando risate allegre. La Turchia mi aveva rubato gli anni della prima adolescenza e quelli nessun altro Paese poteva rendermeli. Col tempo ho capito che oltre alla libertà di queste ragazze, erano altre loro felicità a farmi male. Guardavano il mondo con uno sguardo carico di giovinezza e speranza; i ragazzini al loro fianco le abbracciavano con amore, ammirazione e passione; non le avevano mai prese e molto probabilmente non le avrebbero prese mai in tutta la loro vita; la terra sulla quale erano nate e cresciute avrebbe custodito la loro espansione, il loro avanzamento fino alla giusta altezza, e la stagione venuta, il loro sbocciare come fiori. Sin da ora erano tutte piccole uniche dèe. I ragazzi del mio Paese non guardano così le donne, non si comportano così. Le prime relazioni che mi rimangano in testa di quell’età sono una sessualità del tipo quel che prendi è oro, umiliazioni dalle ragioni inesplicabili; mi compaiono davanti dei prepotenti, dei coccodrilli, cerimonie di rogo alle streghe, etichette di puttana.
Anche nel cuore dell’Europa posso riconoscere da uno sguardo le donne del Medio Oriente. Mai guadagnata la nostra autostima, il nostro orgoglio è pieno di cicatrici quanto Rasputin. Il portamento delle donne occidentali non ha esempi da noi. Ecco, i miei primi mesi in Europa li ho passati a scoprire queste cose, in breve, a leggere la fattura di ciò che la società dov’ero nata e cresciuta mi stava facendo pagare….”

Sono felice che abbiate letto fino alla fine.

Con tutto l’amore che conta davvero…
Laura Valente©

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