“Oggi si stroncano i dischi solo per la propria popolarità”
Intervista a MARINELLA VENEGONI

Milano, 3 aprile 2017

Oggi compie gli anni una delle giornaliste musicali che ho sempre stimato di più: Marinella Venegoni. Ruvida, non accondiscendente e, diciamocelo, neanche particolarmente affabile. Un buon critico musicale in effetti non può permettersi molti amici in campo artistico se vuole mantenere la sua indipendenza di giudizio. Oggi Marinella avrebbe voluto organizzare una cena con qualche amico e mi fa piacere sapere che sarei stata tra quelli, perché i suoi articoli per me sono stati illuminanti, mi hanno fatto sorridere e spesso mi hanno trovata totalmente concorde. Ha ancora molto da insegnare e da scrivere ed è per questo che nei giorni scorsi le ho fatto un’intervista per capire se le mie sensazioni non buone sullo stato di salute del giornalismo musicale fossero da lei condivise. Ecco cosa ne è uscito, sperando che quando leggerà questo articolo da Miami, usi la benevolenza dell’affetto che da un bel po’ di tempo ormai ci lega;-)

Una volta era il critico musicale. Oggi mi pare che lo stroncare un disco sia diventata una semplice affermazione di se stessi senza alcun intento divulgativo

In effetti è così. Cominciamo dal fondo: ognuno facendo esercizio di questa professione tende sempre di più a mettere se stesso in primo piano, perché la prima cosa, un po’ come nei talent, è vincere, farsi notare, farsi belli e quindi quello che scrivi non è in funzione di quello che devi comunicare al pubblico, ma in funzione dello stupire. Il critico musicale non deve solo spiegare, ma anche fare da divulgatore tra il mondo dell’artista e chi legge, approfondire quelle informazioni che ormai internet non ti dà più. Temo però che nessuno sia più interessato a sapere come sono andate davvero le cose. Le recensioni di un disco o di un concerto erano un servizio pubblico e sono quasi del tutto scomparse e soprattutto non si dice più se un disco è bello o brutto se non in funzione della propria popolarità. Le stroncature, insomma, sono solo ad uso personale. E’ scomparsa la parte più seria di questo lavoro.

Ma questo rischia di cancellare anche la musica cosiddetta seria?

La musica “seria” gira intorno al nostro barnum anche se se ne fa molta di meno. Scrivere una recensione di Leonard Cohen, David Bowie o Radiohead, e tu lo sai molto bene, non è una passeggiata, è un lavoro che ha bisogno di attenzione, deve essere minuzioso e insieme divulgativo. Si rischia che, in mancanza di richiesta, possa essere finito questo mondo, anzi secondo me è proprio finito

Non credi che a furia di titoli e articoli troppo vuoti si rischi di spaccare tutto e si ricominci da capo?

Credo sia una questione di ottimismo che io non ho. Anche se ho fiducia nei millenials perché li vedo più svegli e più tonici, ma proprio per come è strutturata oggi la musica, con la maggior parte delle informazioni affidate alla rete che ha un bisogno folle di velocizzare, ormai l’importante è fare in fretta e dietro a questa frenesia di scrivere e leggere, si perde tutto il contenuto. La verità dell’informazione è indifferente alla sua propagazione.”

C’è qualche artista che ti ha ringraziato per una stroncatura che lo ha aiutato a crescere?

Mannarino, che io all’inizio consideravo folklore, mostrava però da subito la volontà di andare oltre la superficie ed io per descriverlo avevo usato il termine “maledettino”. Quando l’ho rivisto dopo il secondo album che era invece decisamente migliore e ne avevo parlato bene, lui mi ha confessato che aveva ritagliato e messo nel portafoglio il mio articolo “maledettino”, dicendosi che avrebbe dovuto far scomparire questa definizione che lo aveva provocato e costretto a pensare e quindi in qualche modo aiutato. Questo me lo ha confessato lui, che è un personaggio molto sincero, di recente. Mi ha fatto piacere e non per narcisismo ma perché aveva colto il mio spirito. La maggior parte degli artisti invece si lega la critica al dito e tu diventi il loro peggior nemico

Un bravo critico musicale del resto non dovrebbe avere molti amici

A dire la verità nemmeno uno. Invece i colleghi dell’ultima ora (o Ola se preferisci) fanno a gara per chi mostra più confidenza con i cantanti. Io temo ci sia sempre un po’ di piaggeria dietro ai complimenti fatti a chi deve recensire. Un umano tentativo di portarti dalla loro parte. Oggi la massima gloria è poter dire di essere amico di un artista. Chi fa il mio lavoro non dovrebbe proprio essere amico di nessuno, non ci dovrebbe andare a cena. Se tu diventi amico di un artista, il che è del tutto legittimo visto che anche noi ci innamoriamo, o non sei obiettivo oppure ti censuri.

Tu però cerchi di resistere e non ti adegui

Vero e proprio per questo sono stata tagliata fuori da un sacco di cose. Agli eventi a cui ero solitamente invitata ora chiamano colleghi più accondiscendenti. E’ un prezzo che bisogna pagare e io lo faccio volentieri.

Ma ti sarai presa anche qualche cantonata..

Non mi vengono i nomi ma ho fatto sicuramente degli errori. Ho fatto tante battaglie perse. Mi sono sbagliata su alcuni artisti o forse non era il tempo giusto per sostenerli.

Se dovessi trarre un bilancio, sta meglio chi fa musica o chi ne parla?

Sicuramente chi la fa, perché anche loro hanno come noi la possibilità di scegliere se fare una cosa piaciona o se scrivere una canzone un po’ più difficile calcando sull’ermetismo, però sono padroni della loro creatività sempre che non ascoltino tutte le sirene che cantano in direzione ostinata e contraria, per citare il poeta

Quando dici Poeta, pensi sempre a De Andrè?

Per citare anche le mie debolezze, sono appassionatissima di Battiato. Trovo che sia stato un genio sia da un punto di vista musicale che testuale ma temo non sia stato abbastanza considerato pur avendo molti seguaci. Penso sia un artista più completo rispetto a De Andrè, proprio per l’invenzione musicale che è stata enorme

Qual è l’ultimo artista nel recente passato di cui hai pensato che avrebbe potuto scrivere un po’ di storia?

Mi piace molto LP perché trovo abbia sfondato un muro stilistico e amo la semplicità con la quale lavora. Mi piace persino Lorde, sono felicissima quando vedo il tentativo anche faticoso di essere originali soprattutto nelle donne che hanno sempre meno riflettori accesi. Guarda Carmen Consoli in Italia. Lei è di una bravura eccezionale e pur essendo di una levatura altissima resta pur sempre di nicchia. Ascoltando il duetto con Tiziano Ferro, trovo sia lei a tirare il carro…Anche le artiste che sta portando in tour con lei mi piacciono molto, ma non ne parla nessuno.

Salutandola mi chiede se è stata all’altezza e che probabilmente questo approfondimento interesserà a pochi. Ma a me non importa, perché come lei, quando serve, mi prendo la briga di andare in direzione ostinata e contraria. E questa sera, ironia della sorte,  sarò proprio al concerto di Mannarino di cui farò un’accurata recensione. Perché questo blog è nato perché le recensioni non le scrive (quasi) più nessuno. Buon compleanno Marinella e grazie per le parole, gli articoli e l’esempio.

Paola Gallo©

 

 

 

 

 

 

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2 Comments

  • Cara Paola Funkissima, finalmente dopo tre giorni di bagordi sono riuscita a leggere per intero la tua intervista e ti ringrazio (e non tanto per dire) di aver colto i punti salienti della nostra conversazione simpatica e molto seria. Un bellissimo regalo (come tutti quelli inattesi). Un abbraccio e tieni duro.

    • Prendo esempio da te Marinella, resisto! E poi l’hai capito, io sono ottimista;-)

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