MARCO MASINI il coraggio e la musica
e il disco NUOVO Spostato di un secondo

Milano, 15 febbraio 2017

Vivere a Milano e dove altrimenti? Anche quando il traffico spegne l’entusiasmo e fa sembrare impossibile un appuntamento. Per fortuna Marco Masini ha tantissimi fans (li ha sempre avuti) e il firmacopie si prolunga di quel tanto che basta per non farmi arrivare troppo tardi. Sarebbe troppo facile il gioco di parole, visto che Spostato di un secondo è il titolo del disco.

Rifletto sull’enorme popolarità di Marco, sul suo essere fedele a sé e alla sua verità che gli è costata talvolta ostracismo, guerra fredda, glaciale snobismo. Eppure lui ha sempre cantato (urlato?) dolore e disperazione, sentimenti che non sono mai stati di moda. E quel coraggio l’ha portato a vincere. Sanremo e la fiducia del pubblico che ha sempre visto in lui un sicuro conforto, uno specchio nel quale ritrovarsi, per la prima volta non da soli e con una parvenza di belle speranze.

Chiedo a Marco se anche lui si è ritrovato ad ascoltare musica per necessità:

Assolutamente sì, dai tempi di Renato Zero negli anni ’80. Non ti dico che ero un Sorcino ma seguivo tantissimo Renato. Mi sono emozionato con canzoni non famosissime ma che mi facevano sentire vivo oppure sposavano il dolore che provavo. Questo è normale, la musica è la colonna sonora della nostra vita. Non è una cosa che faccio e basta, ma la ascolto, la vivo. 

In questo disco cambia il modo di arrangiare e suonare, ma non di “sentire”

Cambia anche il modo di cantare. Nel tempo ho subito una mia naturale  trasformazione a furia di ascoltare. Ho capito che era meglio provare ad essere quello che sono oggi anche con una voce e un timbro vocale diversi. Una voce più grossa e profonda invece che acuta e strozzata è segno che tu vuoi fare delle riflessioni. In Spostato di un secondo ad esempio, la strofa è molto stretta, bassa, doppiata da ottavine per ribadire certi concetti. L’inciso invece è più pop, più largo, vado più su un po’ alla vecchia maniera. Ma io credo che lo strumento musicale più importante di ogni disco sia la voce.

C’è anche meno rabbia…

A 50 anni c’è meno rabbia. Il primo pianto lo fai quando ti rubano il pallone e sei un bambino. Crescendo diventa l’ultimo dei tuoi problemi. Aumentano le responsabilità e con loro cambia il tuo tono di voce perché è figlio delle riflessioni che fai. 

Ma quale felicità è al momento la mia canzone preferita di questo disco

Ha un modo molto semplice di rappresentare uno smarrimento. Quando un uomo di 52 anni esce, apre la porta e vede tutto quello che succede, compreso il nipote che scrive con 2 mani senza guardare la tastiera del telefonino, si accorge che è tutto veloce, rapido e che sembra anche folle. Ma alla fine cerchi un modo per ritrovare la vita anche attraverso i sentimenti,  facendo sì che ti possano dare uno stimolo verso l’esterno. L’amore condiziona la tua giornata, la tua voglia di apprendere, di vivere. Ma quale felicità rappresenta questo concetto che è poi il comune denominatore di tutto il disco: la voglia di trovarsi in quella bolla spazio temporale che ti consente di fare le scelte giuste con lucidità, ma con l’incoscienza di quell’istante che hai già vissuto. 

Scegli tu ora una canzone…

Scelgo Tu non esisti, perché credo sia una canzone che rappresenti un concetto fondamentale: questa voglia di tornare indietro e poter correggere gli errori è la conferma che far buon uso del potere delle nostre scelte è la maniera migliore per ingannare il tempo. Quando vieni fuori da una delusione, da qualcosa che ti ha ferito, la miglior cosa è far finta di non averla scelta e quindi tornare indietro e non dare “esistenza” alla cosa che hai fatto.

Qualche anticipazione sul tour?

Sto iniziando ad allestirlo, visto che iniziamo il 30/4 a Montecatini. Ho un’idea ancora da mettere a fuoco. Vorrei aiutare il passato con l’elettropop perché secondo me lo spettacolo deve essere omogeneo. Voglio dare molta importanza allo show e non solo alla musica. Voglio fare parte in maniera ancora più evidente della band, non fare il cantante con i musicisti, ma esserne parte integrante. 

La ragazza che ascoltava Led Zeppelin e comprava il primo disco di Marco Masini se ne va riflettendo sul fatto che alla fine Marco è rimasto fedele a se stesso e glielo dice…

Le cose cambiano nella vita, è normale. Chi scrive viene condizionato da quello che vive e quindi non ne faccio un discorso di fossilizzazione in un periodo che mi ha fatto gioire di ingenuità e di giovinezza. Guardo il presente e il futuro, sempre e credo che la musica sia uno dei lavori più stimolanti che esista nella vita e che ti offra la possibilità di provarti, sperimentarti, analizzarti, di leggerti attraverso concetti, sonorità e armonie e anche attraverso l’educazione degli altri perché anch’io ascoltavo Led Zeppelin e Pink Floyd ma oggi Coldplay, Bruno Mars, il mondo rap. La musica contemporanea è bella, basta saperla scegliere. Sono in disaccordo con chi dice che la musica di ieri era meglio. 

La prossima volta glielo spiego meglio che era un complimento alla sua coerenza e al suo coraggio. La stanchezza e il traffico non aiutano nel trasferire i concetti. Risalgo in macchina e ascolto il disco e questa volta parto dal fondo. Signor Tenente è un cazzotto in faccia e ancora disperatamente attuale. Sì, Spostato di un secondo è un bel disco, figlio di questo tempo e di un confronto importante con Zibba, Diego Calvetti e la musica di oggi. E quindi “se non è strettamente vitale non rinunciamo ad amare”.

Paola Gallo©

 

 

 

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2 Comments

  • Bellissima intervista Paola, grazie. Un abbraccio dalla Grecia, Chania

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