COEZ sold out all’Alcatraz di Milano

Milano, 5 dicembre 2017

Apparentemente l’antidivo. Pochi tatuaggi evidenti, tee shirt bianca e jeans, pochi colpi di scena e una pudica ma intensa e colorita interazione con il pubblico. Coez (Silvano Albanese, 34 anni) incatena il pubblico grazie alle canzoni, ai testi che spingono allo stomaco, alla vita giovane che scorre nei suoi racconti. Insomma Faccio un casino nel tuo mondo interiore e lo porto sul palco per (ri)condividerlo con te. Al terzo sold-out milanese lunedì 4 dicembre non cambia l’intensità sul palco né la generosità della scaletta. Sono aumentati i numeri ma l’impegno è quello di sempre.

Si parte alle 22.00 dopo ascolti che vanno dall’hip-hop al metal passando per il pop di Barceloneta condiviso con Carl Brave x Franco 126. In fondo sembra il prequel musicale del cammino intrapreso da Coez in questi anni: l’hip-hop studiato e praticato nel periodo Brokenspeakers, il pop che lo ha legato per anni a Carosello Records e a Riccardo Sinigallia (vi suggerisco l’ascolto dell’album Niente che non va), ma soprattutto la scelta di mettere i due elementi insieme e di creare una struttura ancora diversa, una terza via che piace, incatena, commuove e regala anche il successo “commerciale”. Faccio un casino è un disco di successi e ascoltarne le canzoni live ha un impatto fortissimo. Se certe parole e certi suoni ti si imprimono quando li affronti su disco, sentiti dal vivo li rende quasi tangibili, come se fossero persone reali che ti stanno raccontando una storia che ti piace molto e che ti rende parte di un pubblico che canta, urla, gioca e si commuove.

La scaletta va  indietro nel tempo e converge nel presente: Occhiali scuri, Siamo morti insieme, Parquet, Le luci della città, Hangover, E yo mamma, Costole rotte, i featuring con Gemello e l’attesissima La musica non c’è subito replicata in un bis.
Sarà perché mi sono innamorata di quella scuola di danza nello stomaco che tanto ricorda la festa nel cuore di Luca Carboni, ma la 17enne rinchiusa nel mio corpo ieri sera ha avuto un rigurgito di vita, un sussulto imprescindibile. La musica di Coez ti acchiappa alla gola, senza possibilità di difesa e soprattutto è piena di futuro. Buon viaggio a lui che accende una speranza e il pubblico. Guardare oltre si può. Viva il pop e le sue declinazioni. Viva il non genere che crea verità ed emozioni.

Paola Gallo©

 

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