MOTTA: Vivere o morire
Recensione e Videointervista

Milano, 5 aprile 2018

Ieri finalmente ho incontrato Francesco Motta alla vigilia dell’uscita del suo nuovo disco Vivere o morire, che è entrato nel mio sistema nervoso in maniera decisa. Non si tratta di una semplice infatuazione artistica, ma di un passaggio necessario alla mia vita. Non mi capitava da tempo di trovarmi così invischiata in un progetto artistico e il bello è che il suddetto progetto non fa nulla per risultare lascivo, semplice, suadente o ruffiano. Anzi. Da buon toscano, o meglio da buon pisano transitato per Livorno e residente ora a Roma, Motta è diretto e asciutto come le sue canzoni e non fa nulla per piacerti. Ma, avendo nuotato per anni in quella costa che da Ardenza scende fino a Quercianella e oltre, riconosco chiaramente quella  morfologia che tende ad attirarmi ancora oggi che ho superato da un pezzo l’adolescenza toscana.

Polistrumentista e cantautore, dopo l’esordio con La fine dei vent’anni (“É un po’ come essere in ritardo non devi sbagliare strada“), Motta inquadra con una forza chirurgica il suono delle sue nuove canzoni. Vivere o morire è definitivo già dal titolo e ti tiene dentro il sangue delle canzoni, in circolo con loro dalla prima all’ultima. Ti fa entrare nelle sofferenze di un addio “Abbiamo finito le parole e tu che non hai mai capito da dove cominciare” (La nostra ultima canzone) e nei dubbi di una ripartenza: “E se non so da dove cominciare tu non chiedermi come andrà a finire” (La prima volta).

Prova a districare rapporti famigliari come fossero dei nodi: “Magari andiamo a cena e mi parli di te degli abbracci mancati dei tuoi diciott’anni dei sorrisi spezzati a metà” (Mi parli di te) e a raccontare la vita finalmente senza fingere niente e senza dirci dove siamo stati e i tuoi piccoli segreti e la pazienza di essere raccontati” (Quello che siamo diventati). Vivere o morire è una terapia, un deciso punto di vista e ha  una decisa identità,  è un disco scritto con tutti i centimetri di pelle che ci siamo bruciati cadendo sulle ginocchia.  E’ il racconto di  chi non ha paura di entrare con tutti i piedi nella realtà dei giorni e dei sentimenti.

La musica, il cinema, Livorno, il liceo e le canzoni che ascoltava…Guarda la videointervista esclusiva a Francesco Motta.

ps: qui hanno anche la versione speciale in vinile

 

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