COEZ: Faccio un casino
Un disco senza possibilità di redenzione

Milano, 5 novembre 2017

Faccio un casino è un disco estremamente sensuale e forse proprio per questo da considerare rivoluzionario. Fare un casino con la voce bassa e i toni muscolari e musicali così ripetitivi e magnetici non è per molti. E Coez (Silvano Albanese ) ci riesce molto bene, uscendo in maniera definitiva dall’anonimato del nuovo pop  ed anche da tutta la moda di genere.

Si parte da qui (Still fenomeno): “Da piccolo ho distrutto un bilocale. Sentiti me sentiti male, metti le cuffie sentiti il mare. Se senti chiamare fenomeno non ti girare ce l’hanno con me...” e si attraversa un libro di parole scritte bene con straordinari rigurgiti sentimentali (compreso l’omaggio commovente di E yo mamma) e fotografie leggere e profondissime, storie finite, consapevolezze che cercare allo spasimo la fama e la felicità non porta a nulla e piccoli gioielli di erotismo e “letteratura musicale” come Parquet : “E vorrei solo dedicarti dei versi un po’ porno come quel gruppo di geni durato un giorn0. I tuoi cantanti preferiti non hanno i miei testi…“.

 

“Sono tue le  mie cicatrici e non cerco nessuno che mi salvi da me (te)” (Delusa da me) è un altro fermo immagine di questa narrativa cantautorale che si muove ancora molto bene nelle regioni del rap anche per i featuring con Gemello, Gemitaiz, Lucci. Quarto atteso disco di Coez prodotto da Coez con Niccolò Contessa  (I Cani) e Sine, contiene dodici tracce schiette, intime, capaci di descrivere sentimenti come l’amore, l’amicizia, in maniera diretta ed emozionante. Ti si attacca alle orecchie e al cuore senza possibilità di salvezza né di redenzione.  E’ un disco visceralmente intimo che però salta nel vuoto e arriva a un pubblico sempre più largo che si contagia con le canzoni.

Un album uscito a maggio, volato mille volte in classifica e pieno di frasi che mi fanno sorridere inconsapevolmente come: “C’è troppa luce dentro la stanza, questo caldo che avanza e io non dormirò. E scusa se non parlo abbastanza ma ho una scuola di danza nello stomaco” in un brano che platealmente dice La musica non c’è.

Dal 31/10 Coez ha iniziato un tour sold out in tutta Italia ( compresi il 2,3 e 4 dicembre Alcatraz di Milano e il 3 e 4 febbraio Palalottomatica di Roma). Fosse tra gli artisti del Festival di Sanremo ne sarei davvero felice, ma intanto mi accontento di questo disco perversamente contagioso anche nel finale (Mille fogli): “A chiudere non sono stato bravo mai. Non sopravviveremo alle canzoni che le canzoni restano in eterno“.

Paola Gallo©

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2 Comments

  • Bellissima recensione
    Spero di poter andare all’Alcatraz
    Un abbraccio

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