Il MALIFESTO di Malika AYANE
Recensione e Video Intervista

Milano, 25 marzo 2021

Prestami la voce vorrei dire due tre cose… il tradimento di ciò che è stato ieri è la miglior scelta possibile. Queste sono le prime parole che Malika Ayane pronuncia in  Malifesto, un Peccato originale che parla d’amore e incanto con un’eleganza rara. Sarebbe bello dire per sempre invece che dipende e forse è meglio farsi ingannare che essere indifferente.

Questo è il linguaggio che Malika Ayane usa per descrivere i temi attraversati in Malifesto,  un vero e proprio racconto delle emozioni in maniera  pura ed essenziale. L’oggi, il silenzio, la foto (anche sfuocata) di chi siamo. Lo spirito dell’album è perfettamente rappresentato da una copertina semplice ma intensa, un’opera di Max Cardelli: un ritratto dinamico di Malika Ayane in bianco e nero, come se fosse stata colta nel momento del salto verso quella miriade di emozioni e stati d’animo che ha deciso di manifestare attraverso la musica (Saltiamo a passo sincronizzato dentro alle pozzanghere).

Come è capitato a molti di noi, il non poter scappare altrove con troppa facilità in tempo di pandemia, ha in qualche modo obbligato Malika a scavare in profondità negli stati d’animo e guardare con indulgenza amarezza, senso di inadeguatezza, rabbia, delusione, fragilità, nostalgia senza  sentirsi troppo in colpa nell’euforia, nella gioia, nella leggerezza.

Accompagnata nella scrittura (tra gli altri) da  Pacifico, Antonino Di Martino, Alessandra Flora, Leo Pari, Colapesce, Antonio Filippelli, Daniel Bestonzo e Rocco Rampino, Malika Ayane riesce a raccontarsi con suoni scarni e risoluti che mettono in risalto voce e sentimenti e soprattutto l’accettazione dell’oggi. Eccone alcuni tratti esemplari: Sono in pace e non sempre dal dolore si imparerà (Come sarà). La vita va vissuta e solo dopo si racconta (Mezzanotte). Brilla perché non c’è altro modo che  bruciare e giocarsi tutto (Brilla). Quindi non è difficile vivere di felicità (Formidabile). Quello che sento mi basta e intanto vivo a mani nude senza difese (A mani nude). 

E chissà se a Parigi c’è ancora quel Thai che costa niente si chiede in Telefonami trasformando la maledetta nostalgia in qualcosa di nuovo e sorridente. Sembra che Malika Ayane abbia trovato in questo disco un punto di vista nuovo, una ripartenza, un modo di cantare che coincide con la vita, adesso e qui, ma davvero.

GUARDA  LA VIDEO INTERVISTA ESCLUSIVA

Paola Gallo ©

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