Milano, Correggio, Fiorenzuola 29 settembre 2024
Un anno fa proprio a settembre usciva Dedicato a noi (qui la mia intervista a Luciano Ligabue), un disco di resistenza umana e artistica che concentra la sua attenzione su quella comunità di persone che ancora credono nella salvezza, nell’amore e nella speranza e, in fondo, nei dischi che raccontano storie. Il tutto alla luce di un confronto generazionale ben presente nella collaborazione con il figlio Lenny che si è occupato di cori, batteria e assistenza alle registrazioni e che suona la batteria nel tour teatrale che partirà da Correggio il primo ottobre e del quale ieri sera abbiamo assistito alle prove generali.
Una gita musicale, con molte soprese, un momento di grande condivisione con un artista che è complice di tanti dei miei umori, un cantautore che è famiglia, radici, parole pesate che sono state commozione e carezze. Perchè Ligabue può anche raccontare la fine, il dolore di una perdita ma con il calore necessario ad asciugare le ferite. E le canzoni raccontate in un teatro bomboniera come quello di Correggio, arrivano ancora prima, semplici, ma implacabili, a rispolverare quei minuti di dolore che fanno riaffiorare. Luciano racconterà qualche ora dopo durante la conferenza stampa allestita all‘Autogrill di Fiorenzuola che: “Ognuno raccoglie le canzoni per i bisogni che ha in quel momento e si ricorderà alcuni passaggi che per altri non avranno lo stesso significato“.
Sono dunque più di 40 le canzoni che si alterneranno sui palchi di tutta Italia e varieranno ad ogni spettacolo. Così come si aggiungeranno reading dall’autobiografia di Luciano Ligabue utili ad introdurre alcune canzoni. Le 20 di ieri sera attraversavano il tempo da Vivo morto o X a Ho messo via, Piccola stella senza cielo, passando per diamanti grezzi come Freddo cane in questa palude e Angelo della nebbia. Il finale must sarà sempre con Urlando contro il cielo e Taca Banda per i titoli di coda. Bella l’armonia con la banda: Davide Pezzin al basso, Luciano Luisi alle tastiere, Lenny Ligabue (commovente lo stringersi tra padre e figlio a fine concerto) e capitan Fede Poggipollini con cui festeggia 30 anni di amicizia. Terminata l’anteprima del concerto si viaggia verso l’Autogrill in cui si festeggerà e lì Luciano racconterà i suoi nuovi progetti, oltre a suonare ancora due brani live nel parcheggio, davanti ai fans e ai passanti con gli occhi sgranati dalla meraviglia, quella stessa che Luciano coltiva da anni per sè e per chi lo segue. Perchè il meglio come ci ha insegnato deve ancora venire.
La prima “annunciazione” arriva subito. Il 21 giugno 2025 ci saranno diverse occasioni per ritrovarsi a festeggiare ancora al Campovolo di Reggio Emilia: 20 anni dal primo Campovolo, 30 anni da Buon Compleanno Elvis e di Certe Notti. E tanta era l’urgenza di dirlo che è accaduto ancora prima della partenza del tour teatrale. Chiedo a Luciano cosa ci sarà nel prossimo Campovolo e nei prossimi teatri che già non ci fosse in Giro l’Italia e nei precedenti appuntamenti di Reggio Emilia e lui, premettendo che non è facile trovare esperienze nuove, dice di aver lavorato a nuovi arrangiamenti su una scaletta che negli anni si è allargata molto. Si parla della necessità di ricantare Il mio nome è mai più in questo mondo attraversato da guerre senza fine: “Quando nacque il brano con Jovanotti e Pelù avevamo una guerra a 400 km dalle nostre coste e fummo sollecitati a sensibilizzare l’opinione pubblica. Visto come vanno le cose oggi, credo sia un brano sempre tristemente attuale”. Non si esprime sulla trap ma non esclude a priori collaborazioni future così come il ritorno a Sanremo (anche se non in gara). Per ora suonerà all’Ariston il 14 novembre prossimo. Nonostante l’ora e la stanchezza (ormai abbiamo superato di molto la mezzanotte) Luciano risponde con attenzione e coinvolgimento a tutte le domande inclusa la mia finale su come si è trovato alla reunion con i suoi ex compagni di ragioneria: “Ci vediamo spesso quindi non abbiamo soprese nel ritrovarci ed anzi lo facciamo regolarmente. Quello che mi ha sconvolto è stato scoprire che sono passati 50 anni dal primo giorno delle scuole superiori. Non ci posso credere”.
Paola Gallo
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