Fiorella Mannoia live tra Milano e Sanremo con buona pace degli snob

Milano, 12 dicembre 2016

Un concerto pieno di canzoni, luci e pathos. Un incontro di allegria e voglia di condividere, ma anche denso di commozione, eleganza e garbo. Fiorella Mannoia sale sul palco da quando aveva 20 anni  e porta la stessa leggera abilità di rendere profonde le canzoni, i testi, la storia, che a scriverla sia Ivano Fossati o la giovane Federica Abbate. Come Fiorella, detesto le barricate e credo davvero che una risata seppellirà chi si arroga il potere di decidere cosa si può fare e cosa no, a meno che non si chiami Dio. Nel tempo la nostra Combattente ci ha accolto in zone di conforto autorale, ci ha trasportato nel sud del mondo, è stata madre e confidente, ha cantato le donne, la paura e il riscatto ed è stata, soprattutto, libera, sedendosi spesso dove nessuno avrebbe appoggiato il suo culo. E credo che in pochi al suo livello di carriera, si sarebbero presi il rischio di tornare in gara a Sanremo: “Dopo 30 anni da Quello che le donne non dicono perchè ho una canzone bellissima e voglio farvela ascoltare. Qualche snob  avrà sicuramente da ridire, ma io….” ed esce di scena con un fascio di rose più grande di lei e mi ricorda una delle sue nobili canzoni Non sono un cantautore, questo è logico saluto tutti senza inchino e vado via sfumando…

L’inizio è affidato a un brano di Combattente,  I miei passi sono tutto quello che non sono stata che si innesca subito su Treni a vapore memoria e malinconia. Ma tra le tante canzoni d’autore non sfigurano, con i giusti arrangiamenti, Caffè nero bollente o Come si cambia (per non morire) in un alternarsi di ieri e di oggi, di luci, pop e buoni sapori. Oh che sarà, ad esempio, profuma di salvia, la amo e il sapore non si stempera mai con il passare degli anni. E poi Offeso, canzone di Niccolò Fabi che andrebbe insegnata a scuola.

C’è spazio anche per un omaggio a Lucio Dalla e alla sua Milano, a Franco Battiato e  La cura e naturalmente Sally, controcanto di Vasco. C’è un urlo liberatorio in Io non ho paura e mi piace pensare che nessuno deve averne se si muove con coscienza e verità. Il mare d’inverno è dedicata a Loredana Bertè con cui ha appena condiviso un grande viaggio. Enrico Ruggeri, l’autore che ritorna sul finale di Quello che le donne non dicono, per quella canzone 30 anni fa a Sanremo vinse il premio della critica. Chissà cosa succederà quest’anno, sarà impossibile non farsi contagiare dal coraggio di chi combatte a viso aperto e sa dedicare alla timidezza un brano bellissimo come Occhi neri. Controcorrente, decisa, scomoda, ma anche fragile, un’artista da proteggere.

 

Paola Gallo

 

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