CRANBERRIES: IN THE END
Chiude 30 anni di storia

Milano, 11 aprile 2019

Il nuovo disco dei Cranberries uscirà il 26 aprile e già dal titolo, In the end, dichiara le intenzioni forti di un saluto, di un omaggio, di una necessaria pietra musicale a sancire la fine di un percorso. Voluto da Eileen, madre di Dolores O’Riordan, il disco : “è il modo più appropriato per commemorare il primo anniversario della morte di Dolores e celebrare la sua vita annunciando al mondo l’uscita del suo ultimo album con la band“. Una band incontrata di recente a Milano: visi segnati e sguardo malinconico. E non poteva essere diversamente per Noel, Mike Hogan e Fergal Lawler a un anno dall’addio forzato alla loro voce e a trenta dalla formazione a Limerick, Irlanda dei Cranberries (inizialmente The Cranberry Saw Us), gruppo emerso con dirompente prepotenza dalla scena pre brit-pop dei primi anni ’90 e con una Dolores O’Riordan definita da Melody Maker: “la voce di un santo intrappolato in un’arpa di vetro“. Una trappola anche emotiva che l’ha spinta a staccare definitivamente e maledettamente la spina.

Prodotto da Stephen Street, In the end contiene undici tracce di grande impatto che ricordano i primi due dischi delle band, come mi confermano durante l’intervista: “Sapevamo che questo doveva essere un gran disco, se non il migliore, uno dei migliori che potevamo fare – racconta Noel – La preoccupazione era di rischiare di distruggere l’eredità della band realizzando un disco non all’altezza. Una volta passati in rassegna tutti i demo ai quali io e Dolores avevamo lavorato, abbiamo deciso che avevamo un album forte“. E lo è davvero a partire dai singoli All over now e Wake me up when it’s over. Un disco che sa di anni ’90, straordinario nonostante la pungente malinconia. Terminata la promozione Noel, Mike e Fergal decideranno come proseguirà il loro viaggio. Non faranno un tour per questo disco e chiuderanno definitivamente il tempo dei Cranberries.

Di seguito le voci di Noel, Mike e Fergal parlano del disco, di Dolores e dei loro progetti. Grazie a Ugo Scali per l’overvoice.

Paola Gallo

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