TOMMASO PARADISO pubblica
Space Cowboy: Recensione

Milano, 1 marzo 2022

Ho amato TheGiornalisti e il suono che hanno saputo generare e Tommaso Paradiso (solista dopo lo scioglimento del gruppo) continua ad incuriosirmi, soprattutto per la sensazione che trasmette di voler difendere a tutti i costi scelte controcorrente e l’umanità un poco più fragile o ai margini. Ha scelto Christian De Sica(“uno degli attori più sottovalutati“) come protagonista del suo video Tutte le notti e sul palco ha invitato Jerry Calà, sicuramente non tra i più cool in circolazione. E anche di se stesso dice: Sono solo un vaccaro che ama guardare il cielo, Sono solo, uno Space Cowboy”. Se dovesse portare un solo film sulla famosa isola deserta, sceglierebbe Lo chiamavano Trinità e di questo Space Cowboy in uscita venerdì dice: “E’ essenziale, sfrondato da tutto. Chitarre anni 80, bassi ispirati a John Lennon solista. In fondo siamo figli di Lucio Dalla che guardano all’America. Faccio questa musica per lo stesso motivo per cui Sorrentino dirige film: per ascoltare qualcosa che non ho trovato in circolazione”. 

Nostalgia, dolore, amore e  libertà, senso di incertezza, ma anche il desiderio di spegnere l’odio e vivere una vita che lasci spazio all’umanità vera sono il motore che ha portato a queste undici tracce a partire dalla title track, manifesto dell’album: Tu vuo’ fa’ l’americano ma nel cuore c’hai Vasco. Da Guardarti andare via fino a Sulle Nuvole si ha la sensazione di ripercorrere, come in un viaggio, la più profonda intimità di Tommaso Paradiso. Le canzoni, come se fossero una serie di fotografie, rivelano ciascuna un lato dell’artista dando allo stesso tempo una visione completa della sua identità artistica. Leggero, ma non troppo come il viaggio su un’auto decappottata di Amico vero, condiviso con Franco 126 che definisce un fratello: “Abbiamo scritto la canzone in mezza giornata al pianoforte. Lui è un mio amico vero come Elisa, Jovanotti, Salmo o Calcutta che è anche l’artista con cui mi vedrei condividere il palco dell’Olimpico tra un po’ di anni (la mia domanda era ispirata al tour condiviso da Venditti e De Gregori)

Le canzoni lo hanno aiutato a uccidere i demoni e sicuramente aiuteranno anche chi le ascolta a scacciare i propri, perchè Tommaso Paradiso sembra quello della stanza accanto,  Umberto Tozzi dei 2000, ma i suoi riferimenti possono essere altissimi e sa scendere in profondità se gliene viene data la possibilità. Ma essere bravi non significa ostentare e canzoni come Magari No, La Stagione del Cancro e del Leone, Lupin, Vita, E’ solo domenica o Tutte Le Notti, stanno in equilibrio  nello stesso disco fra la parte più profonda e poetica del cantautore e l’irriverenza più scanzonata. Un dualismo anche musicale, in cui sintetizzatori anni ‘80 e suoni duri di basso e batteria si contrappongono per richiamare quel rapporto tra cielo e terra, tra concreto e astratto che in Space Cowboy vivono in armonia. In attesa di vederlo dal vivo a teatro (il tour parte il 25 marzo da Jesolo) vi consiglio di farvi trascinare dalle lacrime di queste canzoni e dalla loro necessaria leggerezza per capire, dopo, se sono anche la vostra verità.

Paola Gallo

 

 

 

 

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