#SANREMOFUNKY giorno 3

Sanremo, 8 febbraio 2023

C’è una voglia di giudizio che incombe sul cielo di Sanremo. Neanche il tempo di manifestare un amore incondizionato verso Mahmood e Blanco, che hanno riportato all’Ariston la canzone vincitrice dello scorso anno, che su Blanco si sono abbattuti i fischi e le sentenze peggiori. Ribaltare fiori recisi con rabbia “sorda” (in effetti negli ear monitor non gli arrivava alcun segnale) andava ben  oltre la concordata coreografia che ricalcava il suo ultimo video L’isola delle rose, ma vedere il giustizialismo severo anche dopo le scuse mi ha colpito. Così come lo sdegno collettivo per il monologo di Chiara Ferragni. La diretta televisiva non è minimamente paragonabile ad una story social e anch’io all’inizio mi sono chiesta se fosse davvero necessario invitare una non professionista a co-condurre, ma il suo monologo è stato sincero, linguaggio utile per tutte quelle bambine, donne che nella vita non si sono mai sentite abbastanza. Io, ad esempio, mi sono commossa, nervi scoperti nonostante l’adolescenza e il liceo superati da un pezzo.

Meme, giudizi e canzoni. Rabbie veloci, sentenze lapidarie, tutto concentrato in pochi caratteri ad effetto. Will stamattina (sarà lui ad aprire questa serata del Festival e qui trovate il mio intervento con lui su Tv2000) mi ha detto che non vede l’ora di incontrare la gente, che il contatto con le persone accorse a Sanremo per intercettare anche accidentalmente gli artisti, lo riempie di energia. Uscire dagli schermi per entrare davvero nella vita. Chiamalo Stupido;-). Ma nonostante il manganello agitato in certi tweet, il Festival è riuscito a librarsi nell’aria proprio come la poesia. Un inizio di altissimo livello, una difesa felice dei valori della libertà. Mattarella in sala, l’inno cantato da Morandi, Benigni che porta la sua comicità a livelli di eccellenza e gli articoli della Costituzione declamati come versi di Dante. Mi sarebbe bastato quello per far pace con un’Italia che non sempre amo ed invece poi sono arrivate anche canzoni struggenti, bellissime. Felice del primo posto di Marco Mengoni, del buonissimo esordio di Leo Gassman, della verità da nodo in gola dei Coma Cose e del podio di Elodie. Mi piacerebbe vedere Grignani risalire la classifica (e la sua malinconia) e sono felice che questa sera ascoltiate le altre canzoni. C’è n’è una che fa: “Quando sento il tuo nome il cielo che crolla giù e io non ragiono più e tu alla fine eri una bella canzone”. Parole dette male (ma cantate benissimo) di Giorgia. Se non vi addormentate, vi aspetto questa sera su twitter e domani qui.

Paola Gallo©

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