CARL BRAVE porta NOTTI BRAVE a teatro e convince

Milano 5 marzo  2019

Sorriso ebete stampato in faccia per due ore. Ritmo fisso nelle ginocchia. Voglia di alzarsi e lasciarsi andare. Arigatò Carl Brave alias  Carlo Luigi Coraggio, classe 1989, che ieri sera a Milano, nel primo dei sold out teatrali, mi hai dato la conferma che uscire dalle proprie prigioni è possibile, che la curiosità è la chiave della felicità e che, soprattutto, è ora di parlare di nuove coordinate  nella canzone pop italiana. Storie piccole (Polaroid appunto) e quotidiane, stornelli romani 2.0, un’ironia che sfida la malinconia e la sconfigge a colpi di parole. Una continua ricerca di dettagli sonori che si riflette nei testi sempre densi di atmosfere e pratiche quotidiane in cui riconoscersi.

Un anno fa all’Alcatraz di Milano sono rimasta folgorata dal concerto di Carl Brave e Franco 126 (ora entrambi impegnati in progetti solisti), pubblico in delirio per Polaroid (2017) prima che i media e le radio se ne occupassero seriamente, ma supportato dal tam tam del web. Un nuovo sound fresco e coinvolgente scaturito dall’abile produzione di Brave che ha composto tutte le basi presenti nel disco. Già allora mi colpì come la romanità smaccata non fosse affatto un problema per il pubblico milanese, perché si sa che le divisioni sono un valore aggiunto  per chi vuole comandare, ma ininfluenti sul gusto della gente che si innamora, per fortuna, di accenti diversissimi dal proprio.

Notti Brave, esordio solista di Carl trainato dal singolo Fotografia con Fabri Fibra e Francesca Michielin (ieri rimpiazzata da “immensi” falsetti) occupa parte della scaletta e la sfida del teatro sembra vinta da subito  anche se quando arriva il momento di fare posto al passato, nemmeno poi così lontano di Carl, il medley composto da Polaroid, Alla tua, Sempre in due, Tararì Tararà, Noccioline e Pellaria fa alzare tutti in piedi. Se il teatro infatti aiuta a sottolineare anche la dimensione più intima e interpretativa dei brani, cantati dal primo all’ultimo da tutto il pubblico, la voglia di muoversi a tratti prevale e fa saltare dalle poltrone.
Lo spettacolo messo in scena con la produzione  di OTR  Live (che ne ha intuito evidentemente il valore  artistico) pone l’accento su ciò che Carl fa sul palco: ogni brano è accompagnato da un video e da una propria scenografia, dal frigobar di Vita al Mezzo Cocktail del brano omonimo.  Sul finale di Termini, da Notti Brave (After), c’è spazio anche per una riflessione un po’ più approfondita: «Non sono solito parlare tra un pezzo e l’altro. Questo brano parla d’amore, di amicizia. È un posto dove c’è una corsa frenetica per prendere un treno, ma è anche un posto di persone che vanno lentamente, che stanno ferme: gli invisibili. Persone che stanno a terra come mozziconi, che non vivono, ma sopravvivono e che non vanno schiacciate».
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È questo probabilmente, insieme ad Accucciabrano che racconta della perdita del suo cane , il momento meno scanzonato dello show, ma la triade finale è fatta di tormentoni che incendiano il teatro: Merci, Posso e Malibu.  In camerino, dopo aver abbracciato una sfolgorante Malika Ayane, in veste di artista, ma anche mamma che accompagna la figlia al concerto (e molti erano i genitori in teatro), trovo un artista felice e soddisfatto, tento un abbraccio nonostante la nostra notevole differenza di statura e lo ringrazio. Lo fa anche lui e scherza sulla recensione che sto per pubblicare: “Scrivi bene mi raccomando”. Non potrei fare diversamente, lo show a cui ho assistito era convincente e divertente. E le adolescenze sono sempre  lì pronte ad essere scongelate all’occorrenza.
Paola Gallo©
 

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